Possiamo stare umanamente nella tecnica? Ecco un problema da sottoporre all’educazione.
I nuovi mezzi di comunicazione che devono alla tecnica mirabolanti funzioni e possibilità non finiscono per disporre di noi e renderci indisponibili all’altro, quando invece, lo ricorda Heidegger, è proprio grazie alla tecnica che noi potremmo impegnarci nella riuscita dell’apparire dell’essere che non è ancora per noi?
Ma se la tecnica dimentica di essere modo di apparire dell’essere e si richiude unicamente all’interno della rete dei suoi rimandi, diventa una totalità che rinvia a se stessa e si contrae in una chiusura?
La Tecnica diventa Imposizione.
Per superare l’imposizione e recuperare un’idea della tecnica come apertura all’essere occorre rimettere al centro il tema di quali siano quelle disposizioni “educabili” che garantiscono la libertà dall’imposizione.
L’educazione può contribuire a cercare e sperimentare un paradigma per l’azione che non sia alternativo alla tecnica ma un suo completamento. Un paradigma che ci permetta di raccontarci le nostre emozioni, riconoscere quelle degli altri e dare senso alle relazioni quotidiane. Un paradigma etico che lasci intravvedere le condizioni necessarie perché le persone possano veramente incontrarsi e comprendersi.